ONORARE LE DIFFERENZE

 PROMUOVERE CONNESSIONE 

COLTIVARE APERTURA RICETTIVA

Per un' improvvisazione intersoggettiva delicata

 TENTANDO DI COSTRUIRE ROBE CARINE

COINVOLGENTI

PIENE DI SENSO

E CONTINUANDO A OLTRANZA

ANCHE SE NON CI RIESCE 

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LUCA BERNARDINI è campione italiano di poetry slam 2018 e vicecampione mondiale 2019, poeta, attore, improvvisatore, regista e insegnante di teatro, improvvisazione teatrale e poesia performativa. I suoi progetti artistici ed educativi, e ogni sua collaborazione, prendono forma sotto il nome di WITBERRY. Porta i suoi spettacoli a giro per tutta Italia.  

Proxima Parada

secondi classificati

al Premio Alberto Dubito

di poesia con musica 2020

WITBERRY è un piccolo gruppo creativo fatto di persone che si riuniscono attorno a un'idea che ritengono interessante, forse importante, e contribuiscono a dargli una forma, una voce e un palco. Una piccola banda di attori, improvvisatori, poeti, musicisti e tecnici.

La parola significa bacca (berry) di arguzia (wit; anche: spirito, acume, senso dell'umorismo), perché questo ci piacerebbe riuscire a raccogliere, bacche che se ben spremute possano diventare un prezioso distillato, che sposti lo sguardo in direzioni inesplorate, per leggere il mondo che ci circonda con ironia e profondità.

La speranza è che qualcosa sappia riecheggiare nelle pance di chi ascolta, legge, guarda. Questa è la passione di Luca Bernardini, sostenuta da tante persone luminose, da loro resa azione... raccolta, fermentata e pronta per essere assaggiata. Ai vostri cuori somelier, retrogusti e riflessioni...

 

ALCUNE FACCE E NOMI delle persone preziose che collaborano con noi per rendere ogni nuovo progetto: uno spettacolo! 

"Diffondere nelle scuole attività simili a questa come strumento educativo e di affinamento delle abilità relazionali.

Io la chiamo 'improvvitazione' perché attraverso gioco e creatività, suggerisce vie di scampo all'impossibilità di intrattenere rapporti veri."

                                   

                                   (in un'intervista di Fulvio Paloscia, La Repubblica)

 

 

IMPROVVISARE è ciò che facciamo tutta la vita, si tratta di un processo costante di accomodamento e assimilazione che ci permette di muoverci momento per momento in risposta alle proposte che il mondo esterno ed il nostro mondo interiore ci fanno e a come queste ci fanno sentire. L’improvvisazione teatrale è una pratica, un allenamento relazionale intersoggettivo profondo, un modo di stare nel presente che consente di attingere alle proprie risorse emotivo-intuitive, di incrementare la propria sensazione di autoefficacia, di rendere il lavoro condiviso collaborativo, spontaneo, appassionante e vitale. Offre la possibilità di lavorare su tutte quelle abilità relazionali sottili e trasversali che costituiscono una premessa di grande valore per muoversi nella relazione con l’altro con quel senso di apertura attenta e compassionevole che è alla base di qualsiasi agire rispettoso (e terapeutico). L’improvvisazione teatrale si propone come una palestra esperienziale per allenare quel senso di presenza e connessione sintonizzata e dialogica che consente di mettere da parte l’ansia da prestazione per poterci dedicare con cura al compagno, costruendo - là dove inizialmente è il vuoto spaventoso - una sinfonia condivisa, con curiosità e gioia, nota dopo nota, finché guardandoci indietro sarà possibile scorgere un viaggio che poco prima non esisteva, una musica ricca e delicata che non avevamo mai suonato e che adesso decanta dolcemente nel silenzio che ne segna la fine.

Le migliori relazioni che abbiamo, i momenti nei quali ci muoviamo con agio e libertà nelle nostre vite e nel nostro mondo e perfino un percorso psicoterapeutico che gode di buona salute, che siamo noi i pazienti o i terapeuti, sono forse qualcosa di così diverso da quanto sopra descritto? Non è forse possibile intravedere lo stesso identico processo alla base di ciascuna di queste cose? E potremmo chiamare questo processo improvvisazione?